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Equitazione Sentimentale

 
L’allineamento di Michael J. Stevens del Classical Riding Club

 

Ad ogni determinato movimento del cavallo corrisponde una “posizione ottimale” che il cavaliere deve assumere. Non appena il cavaliere si disgiunge da questa posizione ottimale, montare diventa più difficile ed inevitabilmente l’unità tra le due creature si deteriora. Per esempio nel circolo il cavallo è piegato dalla nuca alla coda secondo una linea curva continua nella direzione del movimento. Il cavaliere deve esse in assetto con la gamba esterna appena arretrata e l’interna stesa e accostata al sottopancia definendo un parallelismo con le anche del cavallo; contestualmente il tronco leggermente ruotato all’altezza dei fianchi posiziona le spalle del cavaliere parallele a quelle del cavallo.

Quando si disegna un otto, al punto di intersezione dei due circoli, ovvero al momento di cambiare direzione, il cavaliere deve assumere una posizione in sella speculare rispetto alla originaria così da poter seguire il nuovo piego del cavallo, differentemente il tracciato risulta impreciso.

Nel cercare la spalla in-dentro, spesso si sente dire che il cavallo scappa (cade) sulla spalla esterna, il popolare consiglio in tali circostanze è di tenere un contatto molto fermo sulla redine esterna così da creare una sorta di barriera fisica che impedisca al cavallo di traslare verso l’esterno. Nell’affrontare il problema in questo modo vi è un chiaro svantaggio perché il cavallo può diventare dipendente della redine esterna e abitualmente vi si appoggia ogni volta gli venga richiesta la spalla in-dentro richiedendo sempre più forza sulla redine a discapito della purezza e libertà dell’andatura. In altre parole questo metodo non incoraggia l’ingaggio dei posteriori (intimo motivo per il quale, invece, si intraprende l’esercizio. n.d.t.).

Vi è un differente modo di vedere il problema, che attiene alle responsabilità del cavaliere piuttosto che a quelle del cavallo. I cavalieri dovrebbero dire se inavvertitamente non hanno permesso ai loro cavalli di cadere all’esterno e dovrebbero chiedersi in che cosa “sbagliano” anziché cercare consigli esterni per migliorare il proprio cavallo. Infatti il cavallo non ha nessuna difficoltà nel compiere l’esercizio, ma spesso il cavaliere non pone sufficiente attenzione nel mantenere il proprio corpo allineato con il corpo del cavallo impegnato nella spalla in-dentro; ma la buona notizia sta nella relativa facilità con la quale è possibile imparare a mantenere se stessi correttamente allineati.

Immaginiamo una linea che partendo dal torace del cavaliere si estenda in avanti seguendo il piego del cavallo, bene la posizione del corpo del cavaliere dovrà sempre mantenere questa linea coincidente con la linea immaginaria che corre lungo la criniera del cavallo. Osservando invece il cavaliere che eseguendo la spalla in-dentro ha permesso al cavallo di cadere sulla spalla esterna noteremo che la linea immaginaria (che parte dal torace del cavaliere) si è spostata ben all’interno rispetto all’incollatura. Questo perché spesso il cavaliere si posiziona sulla spalla in-dentro senza “portare” il cavallo con sè, mentre si deve sempre posizionarsi secondo quanto il cavallo sta realmente facendo piuttosto che sull’esercizio in se stesso.
Vi è un’ulteriore linea immaginaria che partendo dal torace si estende all’indietro; questa, partendo da dietro la sella, deve essere coincidente con la colonna vertebrale fino al codone.
Il cavaliere che non riesce a mantenere questo allineamento si lamenterà invece che è la posizione del cavaliere che consente al cavallo di sottrarsi all’impegno dei posteriori sotto la massa.

Noi sappiamo che nel circolo il peso del cavaliere è un po’ più caricato sul lato interno che sull’esterno e questo è certamente vero quando il cavallo si porta correttamente abbassando l’anca interna spingendo così con il posteriore interno il maggior carico. Alcune volte il cavaliere potrebbe sentire che il cavallo tiene l’anca interna alta come se non riuscisse a piegare sufficientemente la gamba, in effetti il cavallo si sta comportando come se fosse piegato dal lato opposto al senso di movimento.

Anche in questo caso il cavaliere non allineato con quanto il cavallo sta realmente facendo, infatti entrando in circolo si comincia a mettere peso sull’interno dell’assetto (ischio interno, punto di appoggio dell’anca sulla sella) in questo momento il cavaliere si deve assicurare che il cavallo risponda piegandosi nella direzione del movimento prendendo peso col posteriore senza perdere l’attività dell’andatura; se ciò non avviene non corretto procedere con l’esercizio, meglio invece riallineare il cavallo ridisponendo il proprio peso sulla parte esterna della sella e ripetere quindi l’ingresso in circolo con un piego più accentuato.

Se saremo attenti nel mantenere allineato il nostro corpo con quello del cavallo troveremo molto più semplice avere un cavallo diritto, con la linea degli anteriori su quella dei posteriori e spinto da un gran impulso in avanti. Con un cavallo diritto gran parte degli esercizi si semplificano, ad esempio una transizione passo-galoppo si otterrà con un minimo aiuto; per converso il cavaliere incapace di mantenere il corretto allineamento combatterà con il proprio cavallo e forse, a furia di speroni e frustino, arriverà ad eseguire la transizione.

La questione del corretto allineamento è un buon esempio che dimostra come l’addestramento di un cavallo dipende molto più dallo sviluppo delle abilità del cavaliere che dalla capacità di apprendimento del cavallo; parimenti il cavaliere dovrebbe considerare i problemi di addestramento attraverso l’analisi di come può migliorare la propria equitazione piuttosto che scaricare sul proprio cavallo la responsabilità dei propri errori.
 

Traduzione a cura di Mauro Scazzosi


  SIAEC - Società Italiana di Arte Equestre Classica