In cosa consiste il Metodo di Equimozione e Isodinamica (M.E.I.) Spiegare
in poche righe in cosa consiste il M.E.I. non è facile: potremmo
sintetizzare che è un metodo per imparare e per insegnare ad equitare
in modo sicuro con una particolare attenzione alla salute psichica e
fisica del cavallo. Su quali elementi tecnici è basato ? sullo studio dell’anatomia e soprattutto della cinetica del cavallo e delle modificazioni che la postura e la dinamica del cavaliere può determinare su di esse. Ma cosa serve questa “analisi anatomica e cinetica” del cavallo? Serve
moltissimo. Senza queste conoscenze è difficile che un cavaliere possa
capire come stare correttamente sul dorso del cavallo e di conseguenza
possa stabilire una corretta armonia col proprio cavallo. Ciò genera
incomprensioni tra i due che alla
lunga producono nel cavallo riduzione del potenziale fisico,
resistenze, irritabilità sino a danni motori più o meno gravi. Perché ? il
cavaliere sempre esercita delle forze che agiscono sulla schiena, sulla
muscolatura e sulle articolazioni della propria cavalcatura, se le
azioni che esercita sono incoerenti con l’anatomia del cavallo e con la
sua fisiologica capacità di movimento, il risultato è paragonabile
all’effetto di una terapia effettuata da un chiropratico del tutto
ignorante ed incapace. L’energia che il cavaliere a volte applica in
certi movimenti produce veri e propri traumi che non sempre si rilevano
nell’immediato, ma i conti vengono presentati in tempi successivi e
spesso sono molto salati per il cavallo. E’ quindi un nuovo modo di cavalcare? Non
credo che si possa considerare un nuovo metodo perché ha le radici nei
più importanti filoni dell’equitazione classica, ma certamente è un
nuovo modo di concepire il rapporto col cavallo, un modo etico che vede
nel cavallo un amico e non una macchina da sfruttare e poi gettare.
D’altra parte vi sono molti modi di affrontare l’equitazione,ma
qualcuno tenta di trasformare ogni cosa necessariamente ed
esclusivamente in agonismo. L’agonismo è un derivato particolare di interpretare il rapporto col cavallo. Insegnare l’agonismo equestre è molto differente ed anzi quasi antitetico dall’
insegnare ad equitare. Noi intendiamo il rapporto col cavallo come
quello con un amico con cui passare momenti piacevoli, senza rischiare
cadute o fratture ed ottenendo grandi soddisfazioni da dettagli che agli agonisti potrebbero sembrare inutili. Idealmente dove si colloca il M.E.I. ? direi nel filone più classico dell’equitazione che fa riferimento a Robichon de La Guérinière passando per Dupaty de Clam per Mazzuchelli, Steinbrecht, Caprilli e Nuno Oliveira Ma questi vecchi Maestri hanno qualcosa in comune? E’
necessario leggere attentamente i loro libri e le relazioni diventano
evidenti: l’uso della spalla in dentro di Robichon come risorsa
terapeutica; lo studio analitico delle interazioni tra i corpi
sovrapposti affrontato particolarmente da Dupaty de Clam; il
rispetto assoluto del cavallo di Mazzuchelli; l’intuizione modernissima
di Steinbrecht per cui il cavallo per mantenersi fisicamente in grado
di portare senza danni il cavaliere deve essere ginnasticato tutto insieme e nell’impulso; l’intuizione di Caprilli di assecondare il
movimento riproponendo nell’atteggiamento del cavaliere il gesto del
cavallo e l’ultima, ma non ultima, l’affermazione di Nuno Oliveira che “ l’equitazione è tutta nel bacino”. Questi principi elementari sottolineati in modo diversificato da tutti hanno
come fine comune la ricerca del metodo migliore di montare con
un’attenzione particolare al benessere del cavallo anzi cercando di
migliorarlo. Tutto ciò quindi non ha nulla a che fare con competizioni o concorsi? Si e no, risposta ambigua che cerco di chiarire: noi insegniamo ai cavalieri ad
avere un rapporto corretto col cavallo che tiene conto della sua psiche
e del suo fisico, della correttezza con cui debbono rapportare la
dinamica dei loro corpi con i movimenti del cavallo. Per la maggioranza
di chi ha frequentato sin ora i corsi, la prosecuzione sulla strada
intrapresa diventa totalizzante ed esclusiva, ma posso pensare che
qualcuno continui a desiderare di cimentarsi con altri. Se avrà fatto
dei passi in avanti nel metodo certamente avrà un gap importante che
gli darà una marcia in più nella competizione. Quindi le letture servono? Come afferma Nuno Oliveira “è necessario montare molto senza però lasciare che i libri prendano la polvere”. Nessuno
quindi sostiene che le letture possano supplire la pratica, ma è
altrettanto insostenibile che un professionista o un cavaliere che ha
intenzione di affrontare quest’arte in modo continuativo possa non aver
letto i maggiori testi di equitazione, è esattamente come se un medico
professasse senza aver mai letto un libro di medicina, ma solo grazie
al fatto di aver frequentato la corsia di un ospedale. Ma che significa isodinamica e cosa c’entra con il lavoro dei Vecchi Maestri? con
l’isodinamica bruciamo le tappe, cioè insegniamo quelle basi che in
altri tempi anni di sella e un numero notevole di cavalli permettevano
di apprendere in modo del tutto spontaneo e per far ciò utilizziamo
tutto il repertorio dell’equitazione classica. Che differenza c’è con l’equitazione che si insegna in tutti i maneggi? Nel fine apparentemente
nessuna, in entrambe i casi si cerca di insegnare, se non altro, a
stare sopra un cavallo con dignità e capacità: la differenza
più importante sta nel fatto che col metodo più diffuso oggi nel nostro
paese i cavalli sono costretti “a mettersi insieme” al proprio
cavaliere che non ha nessuna cognizione né di come deve stare, né
soprattutto di come deve muoversi.
Vedo costantemente cavalieri che dopo anni di equitazione non hanno
ancora capito cosa stanno facendo, in che modo e con quale uso
dell’equilibrio e della propria muscolatura. Pensano che il cavallo si
guidi con le redini come con un manubrio o si fermi tirando in bocca
come un freno. Noi invece insegniamo al cavaliere “mettersi insieme al cavallo” correttamente, cioè impostiamo la posizione e l’attività muscolare gradualmente e coscientemente in modo che il cavaliere impari a muoversi sul cavallo ed a muovere il cavallo senza danneggiarlo.
In che modo? Con
il “mimo equestre” ovvero insegnando al cavaliere a terra a comprendere
la propriocezione e di conseguenza ad usare il proprio corpo nel modo
giusto.Normalmente il cavaliere non apprende tutto ciò in sella? Non si dice che si impara a cavalcar cavalcando? Certamente
molti lo apprendono in sella, ma come ebbe a sottolineare De Wattel,
per raggiungere questo obbiettivo un cavaliere deve montare almeno
quattro cavalli differenti ogni giorno per cinque anni. Quanti
cavalieri pur appassionati possono permettersi oggi una simile
situazione? Inoltre dobbiamo pensare che cavalieri iniziati
all’equitazione coi metodi attuali di derivazione militare al momento
di salire per la prima volta su un cavallo, mettono in atto i riflessi
automatici di difesa che influiscono negativamente su molti di questi
neofiti nel conseguire un giusto atteggiamento, una corretta posizione
ed un adeguato assetto, gli errori che ne derivano possono essere
superati con una attività equestre particolarmente importante, come
diceva De Wattel, ma la maggior parte manterrà i difetti acquisiti
all’inizio anche per tutta la propria carriera equestre. Perché
dobbiamo condannare la maggioranza degli appassionati a restare dei
modesti cavalleggeri. Ed invece con il Mimo ? posso
dire che nel caso dell’equitazione di base un cavaliere montando con
perseveranza in qualche mese può ottenere consistenti risultati. Quindi è un metodo per i principianti? Non
direi, certamente un principiante con questo sistema inizia bene e
capisce non solo come fare, ma soprattutto perché fare ciò che deve.
Buoni risultati si ottengono anche da cavalieri mal impostati o che per
il poco tempo che possono dedicare all’equitazione non
riescono ad ottenere un assetto efficace e risultati soddisfacenti. I
cavalieri che hanno poco tempo a disposizione e non possono montare
quotidianamente col mimo possono mantenersi esercitati in modo facile e
semplice. In campo agonistico il mimo consente di capire e correggere
quei cavalieri che hanno cavalli con grandi potenzialità e che sembrano
avere posizioni corrette ciononostante non riescono ad ottenere che
risultati risibili. Ma perché il MEI mette in sicurezza il cavaliere? Quando
un cavaliere non sa come muoversi in armonia col proprio cavallo ed usa
eccessivamente aiuti di mano e di polpacci, spesso crea difficoltà al
cavallo che non capisce ciò che deve fare, se poi viene punito per
queste incomprensioni perde la serenità ; se alle incomprensioni si
aggiungono posture del cavaliere dannose e dolorose per il cavallo
allora si ribella e cerca di scaricare il proprio cavaliere o in ogni caso mostra con rifiuti e resistenze il
proprio disagio, sino a diventare veramente pericoloso. Con il metodo
di isodinamica si riesce a migliorare la comunicazione tra cavallo e
cavaliere recuperando disponibilità e armonia. Su quali e quante esperienze avete ottenuto risultati? In più di venti
anni mi sono applicato ad analizzare la motricità e la psicologia di
moltissimi cavalli di ogni condizione, cavalli zoppi, riottosi,
aggressivi che i propri cavalieri mi hanno dato o che avevano destinato
al macello e su cui ho sperimentato con risultati costanti e stabili
quello che oggi è diventato un metodo. A questo studio hanno
collaborato chiropratici, osteopati, fisiatri, esperti di
psicomotricità. Poi l’incontro con Andrè Slavkov, che aveva intuito e
messo a punto alcuni aspetti del mimo equestre, mi ha aperto la porta
per dare completezza ai miei studi. Quando poi ho collaborato la Lega
Attività Equestri della UISP ho avuto la possibilità di applicare il
metodo con molti cavalieri che per lo più avevano scarse capacità e
così ho potuto toccare con mano che i risultati che avevo ottenuto non
erano solo il frutto della mia personale esperienza. Il metodo adottato
da qualunque cavaliere, produce in breve tempo ottimi risultati
migliorando moltissimo le capacità equestri dell’allievo e
permettendo a volte il rapido recupero del cavallo.
Dice che ci vuole poco tempo, ma quanto ? Il
metodo è impostato in modo da permettere una rapida comprensione. In
pratica prima di tutto si impara la terminologia e si analizza la
cinetica del cavallo, in modo che tutti coloro che partecipano possano
parlare la stessa "lingua" comprendendosiriciprocamente; poi si
studia e si applica per tre giorni ogni singola andatura partendo dal passo che è la più difficile, ma anche, come afferma Nuno Oliveira "la madre di tutte le altre andature". Nei tre giorni dedicati alla singola andatura il cavaliere impara l’equimozione ed applica l’isodinamica poi
nel mese che segue deve ripetere il più possibile gli esercizi sino al
corso successivo. In poco più di quattro mesi apprende ad equitare alle
tre andature nel modo più armonicamente corretto. Se è già un cavaliere
che ha esperienza migliora le proprie capacità in modo molto
consistente e apprende il perché
di molte affermazioni dei più illustri maestri . Quando il cavaliere si
sa gestire alle tre andature di base si inizia il lavoro su due piste
che richiede più attenzione e molte più capacità propriocettive e
quindi necessita di un’applicazione più prolungata. Dal momento in cui
il cavaliere sa lavorare su due piste la base è preparata solidamente
da questo momento in poi dipende dal cavaliere, dall’obbiettivo che si
pone e dalla sua perseveranza a migliorare. In sintesi con questo
metodo non solo si risparmiano molti anni di fatica, ma soprattutto si
è certi di arrivare là dove con altri modi nessuno può garantire il
conseguimento dell’obbiettivo: montare correttamente a cavallo. Ma con questo metodo l’istruttore non perde il proprio ruolo e la propria funzione? Certamente
il cavaliere diventa più autonomo perché sa cosa deve fare, il perché
di ciò che fa e come dovrebbe farlo, ma il ruolo dell’istruttore
diventa più importante e più professionale ed anche lui trova finalmente una maggior soddisfazione dalla propria attività perché diventa il correttore per
la messa a punto che permette la progressione. Gli istruttori che hanno
seguito il corso sono senza dubbio i più entusiasti non solo dei corsi,
ma soprattutto dei risultati che ottengono poi coi loro allievi. Quindi è un metodo di facile applicazione ? certamente è di facile applicazione, non è però intuitivo. Se analizzato superficialmente il MEI può
apparire banale, ma non può essere improvvisato anche se dotati di
grande fantasia, perché è il frutto di studi con un forte retroterra di conoscenze
di anatomia e neurofisiologia umana ed equina e di studio del
movimento. soprattutto è il primo metodo cognitivista applicao
all'equitazione in modo consapevole. Solo grazie a queste conoscenze si
possono rintracciare i difetti motori ed individuare il primo elemento
che stabilisce la correttezza o l’imprecisione di una catena cinetica
sia nel cavallo sia nel cavaliere. In mancanza di queste conoscenze e
di questi approfondimenti si rischia il fallimento. L’improvvisazione del mimo equestre è pericolosa perché,
se le conoscenze non sono ben apprese e ben digerite, si rischia di
mettere in gioco gruppi muscolari assolutamente impropri che entrando
in risonanza col movimento del cavallo agiscono su di lui
scorrettamente, e si possono produrre danni anche al cavaliere. Un
esempio: posso garantire che qualsiasi cavaliere anche di modeste
capacità può riuscire a far aggroppare qualsiasi cavallo in poco tempo utilizzando
il passo ondulatorio, con altrettanta certezza posso affermare che se
invece il cavaliere utilizza il passo oscillatorio, magari forzandolo,
può produrre una grave incapacità motoria dei posteriori del proprio
cavallo che produrrà dapprima un caricamento degli anteriori e in breve
tempo genererà forme varie di zoppia anche al cavallo con la miglior
dinamica naturale. Ovvero se mal applicato il mimo può sviluppare gli
stessi problemi che comunemente buona parte dei cavalieri genera inconsapevolmente per i propri difetti posturali e di assetto.
Come avete intenzione di procedere? I
Risultati sono di grande soddisfazione a noi che formiamo e soprattutto
per i partecipanti e quindi continueremo a fare i corsi iniziali, in
più sedi in modo da permettere la partecipazione anche a chi è ai
“margini dell’impero” e sperando presto di utilizzare chi fra i
frequentatori vuole intraprendere la “carriera di formatore” . Ma come
SIAEC ci siamo dati un altro compito: la formazione costante di questi
“Educatori” per permettere loro di migliorare sul piano professionale e
dell’istruzione. Così abbiamo aggiunto al gradino di base altri livelli
che verranno conseguiti nella pratica e con corsi di aggiornamento. Il
Metodo di equimozione ed Isodinamica è protetto da marchio registrato e
tutti coloro che lo applicano sono d’accordo sul mantenimento del
livello qualitativo e quindi c’è un regolamento che consente l’utilizzo del Marchio solo a chi applica correttamente il metodo e si impegna anche a migliorarlo oltre che a migliorarsi. E'
stato impostato un elenco, aggiornato annualmente, di tutti
coloro che applicano il metodo e dei centri dove operano. |