equitazione sentimentale




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INTRODUZIONE

A giovane cavallo, vecchio cavaliere” dice un proverbio arabo.

In queste pagine prenderemo in considerazione un cavaliere che abbia un’istruzione equestre sufficiente e darei solo qualche consiglio sui punti più importanti per l’uso degli aiuti.

L’equitazione consiste nel saper fare. Si può fare bene solo quando si sa. Prima sapere e poi provare a far bene.

Il torto delle vecchie teorie – ha scritto il luogotenente Gerhardt – è stato quello di aver trascurato quasi sempre di dare il perché dei principi esposti e questo ha determinato il fatto che molti eccellenti concetti siano stati abbandonati e ripresi per essere poi nuovamente abbandonati.

I Maestri devono essere in grado di spiegare il perché dei precetti che insegnano.

Il mio secondo Maestro, comandante Wallon, écuyer en chef a Saumur, scriveva le seguenti note per i propri écuyers:

A cosa servirebbe essere un professionista fuoriclasse se tutta la scienza che presuppone questa superiorità dovesse non avere un domani, se non dovesse servire all’equitazione in generale. Non istruire degli allievi, non avere dei discepoli, significa non aver ragione di esistere. I celebri écuyers, quelli che consideriamo delle fiamme che illuminano tutta l’equitazione, sono stati dei Maestri. Hanno avuto dei discepoli. Non sono sicuro che avrebbero lasciato qualcosa di sé, se non avessero trovato degli esecutori che, pur non essendo dei Maestri, si sono dimostrati superiori a loro.

Essere capaci di mettersi davanti esclamando: Seguitemi! o Fate come me! è altrettanto inutile quanto farsi ammazzare sul campo di battaglia alla testa di una truppa disordinata e che ignora le regole del combattimento. Dovete saper esporre con ordine e metodo quello che voi fate e come i vostri allievi devono fare.

Qualunque esecuzione pratica che non può essere spiegata, non sarà mai fonte di insegnamento.

Vorrei invitare i cavalieri, giovani o vecchi, a lavorare, a studiare, a dedicarsi ad un lavoro personale costante. Per imparare e istruirsi bisogna lavorare. E per poter istruire gli altri bisogna essere istruiti a propria volta.

Si pretende che, per essere un perfetto écuyer - disse a Baucher uno dei sui allievi – si debba riunire in sé l’assetto di D’Aure, le gambe di Laurent Franconi e la vostra mano.”

Dite piuttosto – rispose il maestro – il sapere di Baucher, l’assetto, le gambe e la mano di chiunque.”

Certo - disse il Generale L’Hotte, che riporta questo aneddoto - la risposta può essere giudicata pretenziosa, ma bisogna tener conto delle circostanze e conservare la parte di verità che contiene questa battuta del Grande Maestro”.

L’Equitazione - diceva Fillis – ha i propri praticoni e i propri ciarlatani.”

Per alcuni istruttori, le presentazioni in pubblico sembrano primeggiare sull’istruzione degli allievi. È evidente che, in queste condizioni, gli spettacoli rischiano di essere più nocivi che utili.

Evitate dunque di lasciarvi attirare verso queste comode “riprese” prima che l’addestramento dei vostri cavalli e la vostra istruzione siano adeguati.

Non lasciatevi abbagliare dalla brillantezza delle presentazioni. Si può essere un brillante esecutore e un deplorevole istruttore. Cosa vi chiedete prima di tutto se non di essere istruiti? E poi, per la vostra formazione e i vostri progressi chiedete incessantemente ai vostri maestri i perché degli insegnamenti che vi danno. Renderete loro un servizio.

Ciò che rende appassionante ogni nuovo addestramento è il fatto che qualunque cavallo possiede una propria personalità, che bisogna far esprimere e non distruggere, propri difetti e proprie qualità fisiche e psichiche di cui bisogna tener conto.

In ogni istante, l’intelligenza del cavaliere deve essere vigile e cercare le cause delle difficoltà che si incontrano.”

Per poterle comprendere bisogna avere sufficienti conoscenze fisiologiche, psichiche e psicologiche.

La meccanica e la fisiologia – ha scritto il luogotenente colonnello Gerhardt – sono le principali fonti in cui si può trovare la giustificazione di un metodo di addestramento”.

Il cavaliere che vuole montare bene o addestrare deve sapere come si atteggia il cavallo, come agisce sul proprio equilibrio con i gesti dei propri bilancieri e mediante i movimenti e la disposizione dei due principali agenti di forza, incollatura e bacino, e conoscere l’azione fisiologica degli aiuti.

L’antagonismo tra equitazione di campagna e equitazione superiore, sapiente o di maneggio, che molti cavalieri si compiacciono di esporre, non ha senso.

L’equitazione superiore non è che il proseguimento dell’altra. Implica semplicemente dei procedimenti particolari e eccentrici che si vedono utilizzare di tanto in tanto.

Per l’equitazione di campagna, l’addestramento del cavallo è portato fino al punto sufficiente per l’utilizzo previsto. Per l’equitazione superiore è portato oltre, ma i principi restano gli stessi.

Non ci sono varie equitazioni. Ce n’è soltanto una e l’impulso ne è la base essenziale. L’impulso resta il faro che rischiara tutta l’equitazione, la manifestazione dell’obbedienza del cavallo, la base fondamentale del suo utilizzo e la ragione della sua brillantezza.

Il metodo di addestramento qui esposto, trattato con questa concezione, potrà essere utile a qualsiasi cavaliere, qualunque sia l’utilizzo del cavallo stabilito.






  SIAEC - Società Italiana di Arte Equestre Classica